Archivi del mese: ottobre 2012

Non Mi Rappresenti Più!

Sono freschissime le esternazioni di Berlusconi che, sull’onda della sua condanna in primo grado nel processo Mediaset, ha sentito la necessità di minacciare il ritiro della fiducia al Governo in carica con grave danno per tutta la Nazione. Questo fatto ci riconduce ai punti chiave della

La politica deve produrre risultati

discussione relativa a chi ci rappresenta nella nostra Democrazia Parlamentare. Occorre quindi ricordare alcuni dei paradossi del nostro sistema democratico (purtroppo non ne abbiamo l’esclusiva, un simile problema affligge anche altre democrazie occidentali):

 

 

  • Eletto dal Popolo = Galantuomo
  • Eletto dal Popolo = Capace di Governare un Paese
  • Eletto dal Popolo = Opera per il Bene Comune

Come ricorderete queste identità sono un eredità culturale del nostro passato remoto, un passato nel quale le persone più colte, educate ed istruite (spesso provenienti dall’alta borghesia,  dalla nobiltà decaduta o anche dal clero) erano quelle che si dedicavano, foniti di alti ideali, alla politica nell’interesse, certamente di una parte, ma in generale dell’Italia tutta. 

Nel tempo queste associazioni sono diventate delle assunzioni totalmente gratutite, associazioni implicite per le quali i nostri Onorevoli (non è forse anche questo un paradosso? Vengono denominate “onorevoli” delle persone che abbiamo scoperto essere tutt’altro che onorevoli….) si identificano automaticamente e più o meno inconsciamente con “i migliori”, con una classe dirigente  che, grazie al voto, assume (forse per grazia ricevuta?), seduta stante, capacità politiche, strategiche e amministrative mai verificate (e forse mai possedute).

E’ dunque arrivato il momento di risolvere questa situazione. L’esternazione del Cavaliere, letta attraverso la lente dei paradossi, ci dice quanto grave sia il problema. Il soggetto in questione è infatti riuscito, in un solo colpo a smentire i 3 paradossi e a farlo in modo che tutti gli Italiani potessero vedere quanto queste associazioni mentali implicite siano dannose per la nostra Democrazia:

  • Berlusconi non è un galantuamo, lo ha dimostrato più volte con comportamenti al di sotto degli standard per un qualunque Primo Ministro e per via delle sentenze emerse da alcuni processi dove figurava come imputato, incluso l’ultimo processo Mediaset.
  • Berlusconi non si è dimostrato all’altezza di governare una Nazione come l’Italia. Davanti ad una situazione Critica come quella emersa nell’autunno del 2011 non ha saputo mettere in campo i rimedi efficaci e le politiche riformatrici messe poi in atto dal successivo governo. Proprio nei momenti difficili serve, a noi cittadini, che i nostri rappresentanti siano all’altezza della situazione. “Abilitate di Marinaio non si vede in aqua cheta”, diceva infatti Leonardo Da Vinci.
  • Berlusconi non ha operato per il bene comune, durante il suo governo (prenderemo in esame solo l’ultimo, ma i precedenti non fecero meglio…) i principali indicatori sociali ed economici Italiani sono tutti peggiorati rispetto ad altre Nazioni europee di riferimento (Francia, Germania, Inghilterra, BeNeLux, etc…), con un evidente danno per tutta la Nazione, inclusa quella parte di elettori che per lui ha votato.

Davanti a tanto esempio di come le nostree derive culturali siano fuorvianti quando esprimiamo il nostro voto, dovremmo, finalmente, prendere dei provvedimenti quali ad esempio:

  1.  Evitare che le persone non all’altezza delle aspettative e delle responsabilità assegnate diventino inamovibili. Occorrono meccanismi istituzionali per rimuovere, in fretta, i componenti di un governo ed i Parlamentari che sono palesemente inadeguati.
  2.  Occorre un principio di responsabilità oggettiva per chi, governando, danneggia il patrimonio delle Stato. Il danno erariale, contestabile dalla Corte dei Conti, si è  nei fatti rivelato inadeguato e di difficile applicazione poichè si applica solo ad eventuali danni economici conclamati (la perdita di competitività del sistema Paese è molto difficile da quantificare economicamente, nonostante ciò rappresenta un enorme danno per noi tutti!).
  3. Occorrono dei principi etici condivisi per evitare comportamenti al di sotto di uno standard consono a chi rappresenta i cittadini Italiani. I comportamenti meno che irreprensibili dovranno portare a sanzioni economiche, alla rimozione da tutte le cariche pubbliche ed all’intedizione dai pubblici uffici per un tempo molto lungo.

E’ persino superfluo ribadire che la misurazione dell’operato del Governo in carica, dei suoi componenti e dei Parlamentari è una condizione assolutamente necessaria per poter implementare un sistema efficace di controllo che restituisca un senso alle eguaglianze che abbiamo elencato in precedenza, eguaglianze che sono fondamentali per dare sostanza e stabilità alle nostre istituzioni democratiche.

Se avessimo avuto delle norme ispirate ai tre punti precedenti avremmo potuto rimuovere Berlusconi ed il suo governo, ( o qualunque altro governo…) nel momento in cui fosse stato accertato un danno per il patrimonio pubblico ( ad esmpio la perdita molto forte di competitivitù del paese) o dei comportamenti non consoni alle cariche ricoperte (nel caso specifico non sono certo mancati…).

Paradossalmente l’attuale governo Monti forse ci porta a dimenticare l’importanza e l’urgenza di questi cambiamenti poichè opera e si comporta con degli standard nettamente più alti rispetto al precedente governo ed agisce sicuramente nell’interesse complessivo della Nazione con risultati tangibili e misurabili anche se non del tutto positivi. Non dobbiamo però commettere l’errore di rimanere inerti davanti a queste urgenze e dobbiamo, con tutte le nostre forze, chiedere dei meccanismi per revocare, d’ufficio, la fiducia che abbiamo accordato ai nostri rappresentanti nel segreto dell’urna per poter dire, tutte le volte che serve, “Non Mi Rappresenti Più”.

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“Rottamare” o non “Rottamare”??

Rottamiamo chi non merita!

Rottamare, un neologismo direi poco elegante. Rottamare, deriva da rottame, ovvero a indicare il disfarsi di qualcosa di inutile, vecchio e persino d’intralcio.

In questi giorni si dicuste molto su chi “rottamare”, su come rinnovare la classe politica italiana. Diversi i temi sul tavolo: la rottamazione è una questione di età, ovvero scaturisce da una contrapposizione generazionale, giovani contro meno giovani? Oppure si vuole “rottamare” persone che hanno “terminato” il loro ciclo propositivo, durato parecchie stagioni politiche,  e che devono quindi lasciare il posto ad una nuova generazione, con idee più allineate alle situazioni attuali?

Io credo che entrembe le posizioni diano una visione incompleta di come si possa gestire il rinnovamento nella classe politica italiana.

Innanzitutto, cerchiamo di stabilire quando abbiamo bisogno di un rinnovamento! Il rinnovamento dovrebbe forse essere un processo continuo, regolato da normali cicli di vita all’interno di ogni organizzazione, ivi incluse le organizzazioni politiche come i partiti, ma vi sono rinnovamenti e rinnovamenti! Vi sono le rivoluzioni, rapide e violente, e vi sono invece le evoluzioni politiche e sociali, silenziose, ma non per questo meno efficaci.

Di certo un rinnovamento è necessario quando si raggiunge un momento di stasi nella società e  nell’economia, un momento simile a quello che stiamo in effetti vivendo in questi anni.

L’attuale classe politica italiana non sembra, di fatto, in grado di poter esprimere quel colpo d’ala tale da poter guidare la Nazione verso nuovi standard di benessere economico e di sviluppo sociale. Il rinnovamento (con o senza rottamazione…) sembra quindi asslutamente inevitabile, più si indugerà nel processo, più violentemente tale necessità verrà a manifestarsi con conseguenze destabilizzanti per la nostra, sempre troppo traballante, democrazia.

Ma torniamo ora alla gestione del rinnovamento, qual’è la regola per rottamare o non rottamare?

Chiediamoci as esempio perchè alcuni considerano una FIAT 500 del ’62 un “rottame” ed altri un oggetto di culto! Qual’è la linea sottile fra queste due diverse percezioni?

In generale faremo riferimento alla capacità di essere funzionale del nostro “rottame”, più esso è infatti allineato e funzionale ai nostri obiettivi e più sarà per noi ancora e sempre un oggetto pertinente alla nostra vita fino a diventarne una parte essenziale.

Lo stesso concetto può essere ora facilmente traslato nel contesto delle organizzazioni. Vi sono persone che, indipendentemente dall’età anagrafica e dall’esperienza accumulata, sono funzionali all’organizzazione stessa ed altre che da un certo momento in poi, purtroppo,  non lo sono più.

Cosa rende queste persone funzionali e necessarie? In verità una sola cosa: la capacità di migliorare la possibilità, per l’organizzazione, di centrare gli obiettivi che essa stessa si è data e che sono attesi da tutti coloro che dall’organizzazione dipendono.

Senza perdereci in descrizioni troppo elaborate sul rapporto tra individui ed organizzazioni, diremo che il ciclo di vita dei singoli nelle organizzazioni è strettamente legato alla capacità di contribuire ad obiettivi generali dell’organizzazione attraverso il raggiungimento di obiettivi particolari assegnati.

In poche parole, l’organizzazione deve essere in grado di misurare se stessa e gli individui che ne fanno parte e di ritenere quei soggetti senza i quali il raggiungimento degli obiettivi diventa più difficile. Gli altri diventano di conseguenza superflui.

Questa definizione della “regola per rottamare” o meno qualcuno è fondamentalmente libera da qualunque discriminazione legata all’età (per altro in contrasto con molte carte dei diritti alle pari opportunità, ivi inclusa la normativa europea, sic…), si guarda infatti solo all’aspetto funzionale.

I partiti politici dovrebbero quindi essere in grado di misurare i risultati ottenuti dai loro rappresentanti, sia in funzione di opposizione parlamentare che in una funzione di governo. In base agli obiettivi prefissati (ad esempio in un congresso) si potrà quindi stabilire chi ha agito con forza e capacità per il loro raggiungimento attraverso la misurazione dei risultati ottenuti.

Oggi purtroppo la discussione politica si articola principalmente su due fronti che, di fatto, sono di scarsa utilità pratica per il cittadino: il fronte ideologico, ed il fronte comportamentale relativo alla coerenza nei comportamenti dei singoli e rispetto alla parte rappresntata.

Il dibattito è purtroppo quasi nullo rispetto ai temi che riguardano il progresso economico e sociale della Nazione. Se una strada esiste per il rinnovamento della politica passa invece poprio attraverso i fatti concreti, la meritocrazia, la misurazione dei risultati e la ricerca del miglioramento continuo. Molti vedranno (e già vedono) questa come l’era di una svolta tecnocratica nel modello democratico occidentale, e forse lo è, ma è questo un destino al quale possiamo sottrarci? Possiamo sottrarci alla competizione sugli indicatori fondamentali con altri sistemi economici e sociali, con la Cina, l’India, le altre economie emergenti? La risposta e semplicemente NO. Ciò che nel passato veniva spesso regolato con conflitti armati, è oggi trasformato in una strisciante e continua guerra-competizione economica senza soluzione di continuità. Oggi non vincono più dei bravi generali, ma gli ottimi sistemi Paese guidati da grandi strateghi.

Vogliamo allora essere un ottimo sistema Paese? La Germania, ad esempio, lo è, riesce a progradire dove altri non vi riescono, riesce a creare benessere per se e per le persone che vanno a vivere in Germania, compresi tanti italiani. So che molti concittadini italiani non aspirano a diventare “tedeschi” nel modo di fare e nel modo di pensare e posso, per certi versi, essere daccordo con loro, ma la mia domanda è: possiamo trovare una via Italiana all’efficenza?

Sono certo: la risposta è SI e non passa certo attraverso la “Rottamazione”, passa attraverso il riconoscimento del merito, che non ha Età, Sesso Religione, etc…

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